Dall’Unità dell’anca vogliamo ringraziare il professor Kjeld Söballe (Aarhus-Danimarca), brillante chirurgo dell’anca e del bacino, ex presidente del comitato scientifico della European Hip Society (EHS); lui nel 2006 (2 anni prima di pubblicarlo sull’American Journal JBJS Am 2008) mi ha insegnato la tecnica mini-invasiva. La nostra fortuna è averlo conosciuto, la sua generosità, impegno didattico. Non possiamo mai ringraziarlo come merita.
Prima di tutto grazie amico Kjeld.
Fu lui a rendersi conto che l’osteotomia periacetabolare di Ganz poteva essere eseguita con un approccio mini-invasivo che non comprometteva i muscoli, produce meno emorragie, molto meno dolore postoperatorio e un rapido ritorno alle attività quotidiane, incluso lo sport.
Oggi c’è un numero indeterminato di atleti con displasia moderata, con un rapporto da 4 a 5 donne a 1 uomo, sebbene esistano fattori etnici e genetici. La displasia di basso grado non viene sempre rilevata alla nascita o durante il primo anno di vita.
L’osteotomia periacetabolare mini-invasiva richiede un team medico-infermieristico altamente specializzato e coordinato. Possiamo vedere nell’immagine il Dr. Luis Ramírez che posiziona le viti mentre il Dr. Ribas mantiene il corretto reindirizzamento dell’acetabolo per fornire una normale copertura tridimensionale della testa del femore da parte dell’acetabolo. Nella nostra esperienza, non esiste un limite o displasia standard residua uguale. Il trattamento è paziente individualizzato per paziente in base a un calcolo preoperatorio dettagliato. Raccomandiamo di leggere su Instagram – Linkedin o su Twitter “L’osteotomia periacetabolare passo dopo passo” del Dr. Luis Ramírez.